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Sussidi per Figli: L’Assegno Unico Italiano vs Il Resto d’Europa. Dove Conviene Davvero Fare Figli?
Mettere al mondo un figlio oggi rappresenta una sfida economica considerevole: tra costi crescenti per prodotti essenziali, servizi di assistenza all’infanzia e spese educative, le famiglie cercano sempre più supporto nei sistemi di welfare. Ma quanto varia il sostegno economico per i figli nei diversi paesi europei? E soprattutto, come si posiziona l’Assegno Unico italiano rispetto ai sussidi offerti dalle altre nazioni del continente?
In questo confronto analizzeremo i diversi modelli di supporto familiare in Europa, dall’approccio basato sull’ISEE adottato in Italia ai sistemi più universalistici dei paesi nordici. Scopriremo come Germania, Francia, Regno Unito e Svezia strutturano i loro sussidi per le famiglie, evidenziando vantaggi e criticità di ciascun sistema per capire dove effettivamente le politiche familiari offrono il migliore sostegno economico.
L’Assegno Unico italiano: un sistema progressivo basato sull’ISEE
Dal 2022, l’Italia ha introdotto l’Assegno Unico Universale, un sussidio mensile che ha semplificato e unificato il precedente frammentato sistema di bonus e detrazioni per i figli. Questo beneficio accompagna ogni figlio dall’attesa fino ai 21 anni di età, a condizione che studi o cerchi attivamente lavoro.
Per il 2025, la struttura dell’Assegno Unico prevede un importo minimo di 57,50 euro mensili per chi possiede un ISEE superiore a 45.939,56 euro. All’estremo opposto, le famiglie con ISEE inferiore a 17.227,33 euro possono ricevere fino a 201 euro mensili per ciascun figlio. Questa marcata differenza evidenzia la natura progressiva del sistema italiano, pensato per concentrare le risorse sulle famiglie economicamente più vulnerabili.
Il modello italiano prevede anche maggiorazioni significative per situazioni specifiche: un supplemento del 30% per le famiglie numerose con almeno quattro figli e un incremento del 50% per i figli con disabilità. Una novità rilevante del 2025 riguarda l’esclusione dell’Assegno Unico dal calcolo ISEE per altre prestazioni sociali, facilitando così l’accesso a ulteriori servizi socio-educativi.
L’erogazione avviene generalmente tra il 18 e il 20 di ogni mese per le domande regolari, con tempistiche estese fino a fine mese per le richieste presentate dopo il 10 del mese precedente. Un sistema che garantisce regolarità nei pagamenti ma richiede attenzione alle scadenze amministrative.
Il Kindergeld tedesco: universalità e certezza del contributo
In Germania, il Kindergeld rappresenta un pilastro fondamentale del welfare familiare. A differenza dell’approccio italiano, il sistema tedesco si basa su un principio di universalità: nel 2025, ogni figlio riceverà 255 euro mensili, con un incremento di 5 euro rispetto all’anno precedente. Questa cifra viene erogata indistintamente a tutti i residenti fino al compimento dei 18 anni del figlio, estendibile fino a 25 anni se prosegue gli studi.
Il modello tedesco si distingue anche per il generoso congedo parentale retribuito: i genitori possono usufruire fino a 14 mesi di congedo percependo il 65% dello stipendio netto, con un tetto massimo di 1.800 euro mensili. Questo sistema promuove attivamente la condivisione delle responsabilità genitoriali, riservando una quota specifica esclusivamente al padre per incentivare la partecipazione maschile alla cura dei figli.
Un ulteriore elemento distintivo è il Kinderfreibetrag, una detrazione fiscale annuale di 6.384 euro per figlio che riduce la base imponibile. Questo strumento risulta particolarmente vantaggioso per i redditi medio-alti, dimostrando come il sistema tedesco integri efficacemente trasferimenti diretti e agevolazioni fiscali.
Confronto pratico tra modello italiano e tedesco
Per comprendere meglio le differenze pratiche, consideriamo una famiglia con due figli e reddito medio. In Italia, con un ISEE di 30.000 euro, questa famiglia riceverebbe circa 350 euro mensili (175 euro per figlio). La stessa famiglia in Germania percepirebbe 510 euro fissi (255 euro per figlio), oltre a potenziali detrazioni fiscali. Questo divario diventa ancora più significativo per le famiglie numerose, considerando la stabilità e prevedibilità dei trasferimenti tedeschi.
Il Child Benefit britannico: tra universalità e selettività
Nel Regno Unito, il Child Benefit 2025 offre 26,05 sterline settimanali per il primo figlio (circa 113 euro mensili) e 17,25 sterline per ogni figlio successivo, per un totale annuo di 1.354,60 e 897 sterline rispettivamente. Il sistema britannico, apparentemente semplice, introduce però un elemento di selettività attraverso la “High Income Child Benefit Charge”.
Questa tassa progressiva si applica quando un genitore supera le 50.000 sterline di reddito annuo, riducendo gradualmente il beneficio fino ad azzerarlo completamente oltre le 60.000 sterline. Questo meccanismo ibrido tra welfare universale e mirato genera dibattiti sulla sua complessità amministrativa e sull’effettiva equità del sistema.
Una particolarità del modello britannico è la sospensione del pagamento quando il minore viene ricoverato in strutture residenziali per più di 8 settimane, una misura che riflette una visione selettiva del sostegno familiare basata sulla presenza effettiva del minore nel nucleo.
La Francia: sostegno alla natalità e servizi integrati
Il modello francese di supporto familiare è storicamente orientato all’incentivazione della natalità. Oltre alla “prime de naissance” di 1.066,31 euro corrisposta alla nascita di ogni figlio, la Francia offre un sistema articolato di assegni familiari che aumentano progressivamente con il numero di bambini. L’importo base mensile parte da 167,62 euro per due figli, incrementandosi significativamente per ogni figlio aggiuntivo.
Il congedo parentale francese permette fino a 3 anni di astensione retribuita al 45% dello stipendio, con condizioni particolarmente favorevoli per le famiglie numerose. Una caratteristica distintiva è il “complément de libre choix d’activité”, un’opzione flessibile che consente a un genitore di ridurre l’orario lavorativo fino al 50% mantenendo parte dell’indennità.
La Svezia: il modello scandinavo di welfare familiare
La Svezia rappresenta l’eccellenza europea nelle politiche familiari, dimostrando come un welfare generoso possa coesistere con un’economia dinamica. Il “barnbidrag” svedese ammonta a 1.250 corone mensili (circa 110 euro) per figlio, ma il vero punto di forza risiede nei servizi integrativi: doposcuola gratuito, trasporti pubblici gratuiti per i minori di 12 anni e assistenza sanitaria completa.
Il congedo parentale svedese stabilisce un primato europeo: 480 giorni retribuiti all’80% dello stipendio, da dividere equamente tra i genitori. Questo sistema avanzato, unito a un tasso di occupazione femminile del 78%, contribuisce a mantenere in Svezia tassi di fecondità tra i più elevati d’Europa (1,7 figli per donna contro l’1,24 italiano).
Modelli a confronto: cosa possiamo imparare dai sistemi europei?
Dall’analisi comparativa emergono approcci profondamente diversi al sostegno familiare. L’Italia privilegia un sistema selettivo basato sull’ISEE, garantendo maggiori risorse alle famiglie vulnerabili ma introducendo complessità amministrative. La Germania punta su universalità e semplicità, con importi fissi che eliminano stigmatizzazioni ma risultano meno progressivi rispetto ai bisogni effettivi.
Francia e Svezia dimostrano l’efficacia di un approccio integrato che combina trasferimenti monetari con servizi accessibili, evidenziando come il sostegno alle famiglie richieda interventi multidimensionali. Il Regno Unito sperimenta invece un modello ibrido che mescola universalismo e tassazione mirata, con risultati contrastanti in termini di efficienza ed equità.
Il futuro del sostegno familiare: verso un modello europeo integrato?
L’Assegno Unico italiano rappresenta indubbiamente un miglioramento rispetto alla frammentazione precedente, ma rimane distante dai sistemi nord-europei in termini di generosità e semplicità. Secondo i dati INPS, nel 2025 beneficeranno della misura 7,2 milioni di minori, con una spesa complessiva di 23 miliardi di euro. Numeri significativi che testimoniano l’impegno dello Stato, pur nel contesto di vincoli di bilancio.
La sfida per l’Italia consiste nel bilanciare equità sociale e sostenibilità finanziaria, integrando meglio i trasferimenti monetari con servizi educativi accessibili e politiche di conciliazione lavoro-famiglia. Mentre la Germania può permettersi importi fissi elevati grazie a un PIL pro capite superiore del 25% rispetto all’Italia, il nostro Paese deve sviluppare un modello mediterraneo che combini sostegno economico mirato con flessibilità culturale.
Alla domanda “dove conviene fare figli in Europa?”, la risposta dipende dalle priorità familiari: se cercate importi certi e procedure semplici, la Germania offre vantaggi evidenti; se preferite servizi pubblici integrati di alta qualità, i paesi scandinavi rappresentano l’eccellenza; se la vostra priorità è un sostegno proporzionato alle effettive necessità economiche, l’Italia garantisce maggiore progressività. Ogni sistema riflette scelte sociali ed economiche che vanno ben oltre la semplice convenienza finanziaria immediata.